La Sinagoga
Le iscrizioni
I muri della sinagoga sono ricoperti da iscrizioni in ebraico incorniciate da ornamenti dorati e disposte su tre file. La grafia ebraica è un prezioso elemento decorativo: si distinguono citazioni tratte dai Salmi, scelte da Giuseppe Levi e disposte nella fila inferiore e in quella superiore; nella fila centrale gli epitaffi in caratteri ebraici, collocati sulle lapidi in marmo bianco di Carrara, ricordano eventi storici. L’iscrizione più antica permette di datare la costruzione della sinagoga: “Questa pietra ricorda che nell’anno 5355-1595 fu eretto questo oratorio in onore del Dio di Israele”; altra iscrizione è dedicata alla generosità di Giuseppe Vitta Clava, che consentì di creare la prima galleria delle donne: “In memoria della generosità di Giuseppe Vitta Clava,
che volle ornare una nuova galleria delle donne 5480-1720”.
Un epitaffio ricorda il restauro e l’arricchimento dell’Aron: “Questa pietra testimonia che la Santa Arca, splendidamente decorata con legno prezioso e con capitelli in oro massiccio, fu costruita nell’anno 5547-1787”. Due pietre sono dedicate al restauro del pavimento, eseguito grazie ad una donazione: “A perenne memoria della munificenza del barone Giuseppe Raffael Vitta, che consentì di collocare il pavimento in marmo nella sinagoga e nel colonnato nell’anno 5583-1823”, e all’ampliamento della sinagoga: “Per decisione del presidente della comunità, per volontà dell’assemblea e grazie alla generosità della gente questa sinagoga fu riportata all’antico splendore e allungata
nella parte prospiciente all’Arca Santa.
Con grande esultanza e gioia fu restaurata nell’anno 5626-1866”.
Sui muri vengono ricordati alcuni eventi storici: l’assedio delle truppe spagnole “Giorno di luce e gioia che ricorda la liberazione e la salvezza donateci da Dio nell’assedio delle truppe spagnole – 10 Adar 5389-1629 e Tishri 5391-1631” e il pericolo scampato quando alcune bombe caddero sulla sinagoga affollata senza provocare vittime “Giorno di canti e di gioia perché Dio ci ha protetti e salvati dalle bombe dei tentatori che si sono contrapposti a questa città. 7 Iyar 5416-1656”.
Tra le tante iscrizioni presenti all’interno della sinagoga, nella terza fila superiore si legge una frase dal tono ecumenico tratta da Isaia 56,7 “Ki beitì bet tefilah, ikareh lekol amim” (“Poiché è il mio Tempio, si chiamerà casa di Orazione per tutti i popoli”).
L’aron e la bimah
L’aron e la bimah sono collocati in posizione rialzata rispetto alle panche.
L’aron neoclassico risale al 1765, il timpano è sostenuto da quattro colonne lignee monumentali, i capitelli corinzi ed i motivi in legno di quercia con decorazioni floreali sono dorati, le colonne dipinte di marrone su sfondo verde per assomigliare al marmo, l’interno rivestito in damasco rosso con decorazioni in legno dorato. Quando le ante dell’aron vengono aperte si ammirano i Dieci Comandamenti scritti in blu cobalto, lo shofar, la menorah e il Sefer Torah realizzati in bassorilievo e dorati.
La bimah è delimitata da un motivo in ferro battuto, il tavolo su cui viene posto il rotolo della Legge per la lettura ha la base in ferro battuto splendidamente decorata.
I due bassorilievi
Sulle pareti ai due lati della bimah si trovano due rari bassorilievi del XVI secolo in scagliola che paiono realizzati in bronzo: a destra Gerusalemme e il Tempio di re Salomone, a sinistra la città di Hebron e le tombe dei Patriarchi.
Il soffitto e le finestre
Grandi lampadari in ottone pendono dal soffitto costituito da una volta a botte con motivi floreali e stucchi dorati che spiccano su fondo verde azzurro. La decorazione in oro della volta è formata dalla scritta ebraica “ze shaar ha shamaiym” il cui significato è “questa è la porta dei cieli”.
Quattordici finestroni in legno circondati da stucchi dorati permettono alla luce di entrare all’interno della sala regalando una straordinaria luminosità alla sinagoga.