Da Visitare

Dall’idea al progetto


TOBIA RAVA’
Ritorna anche nella mia chanukkiah – oltre al principio che nulla si crea e nulla si distrugge – il ricorso, che mi è abituale, a quello che Montale chiamava “correlativo oggettivo”: estraniare l’oggetto dal suo significato implicito e trasformarlo, esprimendo concetti, idee e sensazioni attraverso simboli
di natura oggettiva. Inizialmente doveva essere diversa. La forma doveva essere una mem Jugendstil, a ricordare il miracolo dell’ampolla d’olio trovata dai Maccabei dopo la distruzione del Tempio compiuta dagli Ellenisti.
E anche il materiale era diverso: vetro. Ne avevamo parlato con Aldo Mondino e lui aveva insistito perché adoperassi il materiale che caratterizzava il mio essere veneziano. Poi svariati motivi mi hanno portato a modificare il progetto. È rimasta parte della lettera. L’ho decorata secondo il mio stile: il pensiero ebraico permea la mia personalità in cui le lettere ebraiche e il loro valore numerico interagiscono uniti da contenuti semantici. Le due rane sono un ricordo della seconda piaga: le rane hanno per tradizione paura dell’acqua e del fuoco. Ma quando, nel racconto dell’uscita dell’Egitto, sono state consce di essere state mandate da D-o non si sono fermate di fronte a nulla. Il ruolo delle rane è decontestualizzato, ma pur sempre significativo.